Il gioco e vietato ai minori e puo causare dipendenza patologica –
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WTA Finals 2025: i precedenti delle italiane da Raffaella Reggi a Jasmine Paolini

Sono passati ormai quasi 40 anni dalla prima partecipazione italiana alle WTA Finals, o comunque all’evento di fine anno posto sotto le sue varie denominazioni. Andiamo a ripercorrere questo tipo di storia, perché riserva dei capitoli spesso particolari.

Il primo nome che s’incontra è quello di Raffaella Reggi. Contesto: Virginia Slims, che ebbe anche una doppia edizione a marzo e novembre nel 1986 per via di scostamenti di calendario. Fu a novembre che la faentina, arrivata due anni più tardi al 13° posto del ranking mondiale, ebbe la possibilità di incrociare Pam Shriver. Si giocava con il tabellone a 16 giocatrici e ad eliminazione diretta completa. L’americana vinse 6-3 6-1. Nel 1987 le toccò Hana Mandlikova, ma l’allora cecoslovacca si ritirò dopo il 7-5 a favore dell’italiana nel primo set. Perse poi nei quarti con la tedesca Sylvia Hanika (6-2 4-6 6-0), autentica sorpresa dopo aver eliminato Chris Evert, che era sì nei suoi anni conclusivi, ma sempre Chris Evert era. L’ultima partecipazione si ebbe nel 1989, quando perse per 6-3 7-5 da Helena Sukova, anche lei ancora cecoslovacca. Il tutto rigorosamente al Madison Square Garden di New York: si giocava sul carpet, che è stato tolto di mezzo dal circuito più di 15 anni fa e che agli appassionati di oggi pare un oggetto misterioso, eppure esisteva e creava scompiglio.

C’era ancora il tabellone a 16 quando Silvia Farina riuscì a issarsi tra le migliori, e dunque a disputare il WTA Tour Championship, che quell’anno si era trasferito all’Olympiahalle di Monaco di Baviera. Non poté però nulla contro Serena Williams, che le rifilò un 6-0 6-2. Era il 2001, e la milanese riuscì a giocare il torneo anche l’anno successivo, all’allora Staples Center di Los Angeles (che oggi è Crypto.com Arena). Fuori avevano da poco eretto la statua di Wayne Gretzky, dentro l’azzurra perse 7-5 6-1 contro Jennifer Capriati.

Nel 2010, con il format ormai diventato quello identico all’ATP (due gironi da quattro, semifinali e finale), Francesca Schiavone, dopo un anno storico dato che aveva vinto il Roland Garros, entrò a pieno diritto nelle finali. Subì la rimonta sia dell’australiana Samantha Stosur (da 4-0 con parziale di 16 punti a 3 a 6-4 6-4) che della danese Caroline Wozniacki (3-6 6-1 6-1), al tempo numero 1 del mondo. Dopo aver battuto Elena Dementieva per 6-4 6-2, a giochi qualificazione già chiusi, fu l’ultima a scoprire, in una celebrazione sul campo, che per la russa quella giocata a Doha era l’ultima partita.

Nel 2012 si andò a Istanbul e ci volò anche Sara Errani, una finale, una semifinale e un quarto Slam. Perse con Maria Sharapova per 6-3 6-2, batté Stosur (entrata per la ceca Petra Kvitova) 6-3 2-6 6-0 e poi giocò con la polacca Agnieszka Radwanska uno dei match più belli, intensi, drammatici ed esaltanti della storia delle Finals (o dei Championships, com’erano allora). Finì 6-7(6) 7-5 6-4 per l’ex numero 2 del mondo, che rimontò un break di svantaggio nel secondo parziale proprio sul 4-5. Per l’azzurra anche una seconda qualificazione nel 2013: perse dalla bielorussa Victoria Azarenka (7-6(4) 6-2, era avanti 5-2 nel primo set) e dalla cinese Na Li (6-3 7-6(5) il punteggio) prima di battere la serba Jelena Jankovic 6-4 6-4.

Nel 2015, come vero e proprio ultimo atto della sua carriera da professionista, andò Flavia Pennetta, da vincitrice degli US Open (si ricorderà la finale tutta italiana con Roberta Vinci). La rumena Simona Halep la batté 6-0 6-3, batté Radwanska 7-6(5) 6-4, poi Sharapova ne chiuse la carriera per 7-5 6-1 in quello che era un match potenzialmente capace di dare alla brindisina la semifinale sotto varie condizioni. Si giocò a Singapore, che nel frattempo aveva sostituito Istanbul.

Nel 2024, infine, Jasmine Paolini. Arrivò a Riad sull’onda di due finali Slam al Roland Garros e a Wimbledon ed esordì bene battendo la rientrante kazaka Elena Rybakina per 7-6(5) 6-4. Poi perse 6-3 7-5 con Aryna Sabalenka, e la bielorussa era già numero 1 del mondo, infine subì un 6-1 6-1 nello spareggio-semifinale con la cinese Qinwen Zheng. Delle tre, solo Sabalenka tornerà nello stesso girone di Jasmine nel 2025.

C’è poi tutta la storia legata al doppio. Nel 2001 ci furono due coppie italo-francesi: Rita Grande con Alexandra Fusai, Roberta Vinci con la romana adottiva Sandrine Testud. Sia l’una che l’altra non superarono il primo scoglio, quello dei quarti (anche se Grande/Fusai furono rimontate da Ruano Pascual/Suarez, la coppia ispano-argentina da 51 titoli assieme in carriera). Nel 2006 a Madrid andò Francesca Schiavone con la ceca Kveta Peschke: le coppie erano 4, persero in semifinale con Raymond/Stosur.

Nel 2012, invece, cominciò il tris di sfortune di Errani/Vinci. In quell’anno persero contro Kirilenko/Petrova 1-6 6-3 10-4 con Sara che finì la benzina, dato che dovette giocare meno di 18 ore dopo l’insana sfida con Radwanska. Nel 2013 fu 4-6 7-5 10-3 per Makarova/Vesnina, e in questi due casi era sempre semifinale. Nel 2014 ci fu l’allargamento a 8 coppie e la sfida con Peschke/Srebotnik, ma problemi di salute molto evidenti di Errani chiusero la sfida dopo tre game. Nel 2024, invece, l’accoppiata olimpica d’oro Errani/Paolini vinse 1-6 6-1 10-4 contro Dolehide/Krawczyk, ebbe match point contro Dabrowski/Routliffe e Chan/Kudermetova, ma perse entrambi i match, uno 1-6 7-6(1) 11-9 e l’altro 3-6 7-6(3) 11-9. Questo per dire quanto possa essere incerta la questione doppio ora che sono stati anche qui introdotti i gironi.

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