Esperti di marketing reputano il valore di Jannik Sinner paragonabile a quello di Djokovic e Federer. Pubblichiamo l’articolo del direttore Stefano Semeraro comparso giorni fa su La Stampa
Tutti lo vogliono, tutti lo applaudono, tutti lo amano. Jannik Sinner è un fenomeno di costume, un moltiplicatore della popolarità del tennis, insieme con Carlitos Alcaraz un gancio di salvezza per chi teme che dopo il ventennio d’oro targato Federer, Djokovic e Nadal lo sboom sia in agguato. La finale di Torino contro Taylor Fritz ha tenuto davanti alla tv 4,6 milioni di spettatori su Rai 2 (in chiaro) e Sky, con uno share che unendo i due network arriva al 25 per cento (20,8 sulla Rai e 6,4 su Sky). E se al posto di Rai 2 ci fosse stata ‘l’ammiraglia Rai 1’ sicuramente i dati sarebbero stati migliori.
Ai successi sul campo corrisponde un’esplosione sul piano mediatico e commerciale del campione, che dalla sua ha anche un’immagine riconoscibile – riccioli rossi, cappellino, andatura dinoccolata – e una spendibilissima ‘reputation’, come dicono quelli del ramo, da bravissimo ragazzo, onesto, genuino umile e super lavoratore nonostante la fama già raggiunta che nemmeno la questione (ancora sospesa) del processo per la positività al Clostebol ha intaccato.
In carriera in soli montepremi ha già guadagnato quasi 34 milioni di dollari, 16 dei quali quest’anno, poco più di 10 solo nei 29 giorni che hanno separato il trionfo nella mega esibizione di Riad, il Six Kings Slam (6 milioni di montepremi) da quello nelle Finals (4,88 milioni). Nel 2022, quando questi traguardi erano un orizzonte ipotizzabile ma lontano, la Nike lo ha legato a sè con un contratto da 150 milioni di dollari in 10 anni. A ruota, insieme all’altro sponsor tecnico Head (racchette) a bordo dell’astronave Sinner sono saliti molti altri marchi di prestigio che coprono quasi tutti i settori merceologici: Rolex, Lavazza, Gucci, La Roche-Posay, Fastweb, Intesa Sanpaolo, Pigna, Panini. Secondo gli esperti del settore nel 2023 le sponsorizzazioni (Nike compresa) più le apparizioni in tv gli hanno fruttato 25 milioni di dollari, che a fine 2024 potrebbero diventare 40. E Tommaso Mattei, responsabile internazionale per consulenza e ricerca di Nielsen Sports, già mesi fa ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport che può puntare a un valore commerciale di 100 milioni di euro, paragonabile a quello di un Federer o di un Djokovic.
Jannik dunque non è solo un tennista fortissimo, il più forte in circolazione, ma studia da caso di marketing facendo capolino nelle pubblicità sui giornali, per strada, in televisione. «L’esposizione mediatica in sé non mi stupisce,- dice Fabio Ancarani, professore di Marketing all’Università di Bologna – esempi simili in genere sono comuni nel basket Usa, nel golf, per non parlare del calcio. In Sinner i marchi che lo sponsorizzano vedono valori aziendali che per loro sono importanti. A me ha colpito lo spot Lavazza dove l’accento è messo sulla ricerca della perfezione, con Sinner che non si accontenta di fare le cose benino, e neppure bene, ma proprio come le vuole lui. E anche il non essere personaggio a tutti i costi, alla fine, lo fa essere personaggio». Per gestire i suoi guadagni, come ha svelato una inchiesta del Sole 24 Ore, Jannik possiede già tre società, con sede a Monte-Carlo, più una immobiliare a Milano con un patrimonio stimato in 3,6 milioni di euro. Ma non c’è il pericolo che tanta attenzione non si trasformi in sovraesposizione? «I cicli esistono, nella vita come nel marketing – conclude Ancarani – Può capitare che le aziende spostino la loro attenzione. Sarà compito di chi sta accanto a Sinner creare nuovi hype, nuove strategie nel corso della sua carriera».
L’articolo Sinner, one (hundred) million dollar player proviene da Il Tennis Italiano.