Matteo Berrettini ha sconfitto l’austriaco Rodionov nei quarti di finale della Coppa Davis e ha regalato il primo punto all’Italia, poi Flavio Cobolli ha dettato legge contro Misolic e così la nostra Nazionale si è guadagnata il diritto di proseguire la propria avventura sul cemento indoor di Bologna: l’appuntamento è per venerdì 21 novembre (ore 16.00) per la semifinale contro il Belgio, che ieri ha sorpreso la più accreditata Francia. L’azzurro è stato bravissimo a firmare un break nel primo set e ha poi annullato tre set-point consecutivo nel secondo parziale, imponendosi poi al tie-break.
Il finalista di Wimbledon 2021 si è soffermato sulla prova offerta oggi pomeriggio nel corso della conferenza stampa: “Secondo me è una prestazione buona, primo perché mi sono trovato in difficoltà ma non sono andato al terzo, secondo perché sono partito bene e non è mai facile. Quest’anno la Davis non abbiamo avuto modo di giocarla prima, che è un vantaggio ma può essere anche uno svantaggio se non l’approcci bene. Ho lottato, sono stato bene in campo e non mi sono scoraggiato, secondo me è un bell’otto perché so che il mio livello può essere più alto, servizio, risposta, diritto e rovescio, tutto. La Davis ci ha insegnato che a volte serve anche meno. Serve il cuore, serve stare lì e farsi aiutare dal pubblico e dalla squadra. Credo di aver giocato delle ottime partite quest’anno, credo, anche alla fine dell’anno, di aver giocato con dei signori giocatori che stanno giocando molto bene. Mi manca sicuramente un po’ di continuità in termini di match giocati, cercare di non fermarmi ogni tre secondi… Però ho fiducia nel mio tennis, ho fiducia nel mio gioco e secondo me la prima parte di quest’anno l’ho dimostrato. Adesso è presto per pensare al prossimo anno, ma c’è tanta fiducia“.
Il numero 56 del mondo ha analizzato i frangenti decisivi della partita: “Ovviamente si è giocato su pochi punti. Siamo due servitori, quindi il break che ho conquistato nel secondo set è sicuramente stato quello che mi ha fatto poi riprendere fiducia per andare avanti e tenere quello 0-40, che è una mazzata emotiva per lui importante. Ho giocato il tie-break con l’approccio giusto e ripeto, alcune volte non si deve cercare la perfezione, ma si deve cercare la lotta e l’ho fatto oggi molto bene. Secondo me la Davis, il bello della Davis è che normalmente nei tornei non hai le trombe, i tamburi, le sirene, la panchina, i compagni che ti urlano. Ci sono tante cose, non si prepara così una partita, ci sono tante emozioni. Giochiamo sempre per l’Italia, siamo sempre con la Nazionale. Però questa è una cosa un pochino diversa e quindi secondo me c’è tutta questa energia che viene accumulata e le persone tendono a dare il meglio di sé e quindi poi il ranking si appiattisce un po’ e le differenze si vedono meno”.
Al 29enne è stato chiesto se, secondo lui, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti vivano la Coppa Davis in maniera differente rispetto a lui: “Non credo che loro la vivano in modo diverso. Io la vivo bene, nel senso che da quando sono piccolo, da quando giocavo nei circoli di Roma, mi piaceva giocare la Coppa a squadre, mi piaceva giocare la Serie D, C, B, A1, A2 e tutto quello che sono le coppe a squadre. Coppa delle Province, Coppa delle Regioni, tutto quello che c’era da giocare a squadre mi piaceva tantissimo. Ho sempre avuto questa ispirazione e credo che Jannik e Lorenzo abbiano un attaccamento alla maglia molto importante e lo hanno dimostrato negli anni precedenti, ci hanno scritto, sono stati vicini a noi nella preparazione a questa partita, sono sicuro che lo faranno oggi a prescindere dal risultato. Non mi sento di dire di viverla in maniera diversa, posso parlare per me e dico che sono sempre fiero, orgoglioso di giocare perché ripeto, soprattutto adesso nel tennis italiano ci sono 15 ragazzi che meriterebbero la convocazione, ed essere tra quelli è motivo d’orgoglio”.
Nei giorni precedenti si era parlato di un possibile fastidio fisico, ma Matteo Berrettini ha voluto chiarire: “È normale che il giorno prima si senta qualcosa, si curi una tendinite o quello che è, un’infiammazione, un dolore, un torcicollo, aver dormito male… Ci sono sempre mille cose. Non bisogna farsi trascinare da queste cose qui e ovviamente ringrazio sempre a prescindere il team medico, tutte le persone che stanno vicino a noi. Ma io veramente sto bene e ieri mi sono allenato meglio di come ho giocato oggi, però è normale. Quindi sto bene, fatemi fare i miei scongiuri perché insomma, non mi piace parlare di fortuna”.
Il romano ha anche fornito una propria opinione su come poter ritoccare la Coppa Davis: “Una soluzione potrebbe essere giocare una volta ogni due anni e accorciare il calendario, secondo me è una cosa necessaria. Però capisco che ci sono degli interessi dietro, è già stato fatto un cambiamento grande alla vecchia Davis. Io ho avuto la fortuna di essere convocato ed erano tre giorni veramente intensi e probabilmente non si può tornare al tre su cinque. Sarebbe uno sforzo troppo grande, ma si può trovare una maniera per far sì che i migliori del mondo siano sempre presenti”.








