Quello di Lorenzo Sonego con la Coppa Davis è un rapporto che definire complicato è anche poco. Prima di quest’anno lo abbiamo visto rappresentare l’Italia in tre anni, dal 2021 al 2023, e nelle circostanze più svariate. Quest’anno si ripresenta con la possibilità di entrare da numero 2 del team italiano, dunque schierabile liberamente, a seconda delle necessità, sia come primo che come secondo singolarista. Tutto merito di un buon finale di stagione, con belle prestazioni in particolare nell’ultimo mese che lo hanno riportato al centro dell’attenzione e al ruolo di numero 5 italiano.
Sonego ha iniziato con la Davis nel 2021, a riforma di Orlando già entrata pienamente in vigore. E cominciò nella sua città: Torino, in quell’allora Pala Alpitour che oggi è Inalpi Arena. C’era stato uno spalmarsi delle fasi finali di Davis, come primo atto di un’infinita serie di cambiamenti di format attuati di recente. Sonego cominciò con gli USA e batté l’americano Reilly Opelka, il gigante che più non si può del tennis moderno, per 6-3 7-6(4), poi ebbe parecchi problemi con il colombiano Nicolas Mejia, mai oltre il numero 190 del mondo (finora). Vinse 6-7(5) 6-4 6-2, ma fu poi sorpreso nel quarto di finale con la Croazia da Borna Gojo, che in quella settimana indovinò letteralmente di tutto piazzando scalpi su scalpi. Compreso quello del torinese: 7-6(2) 2-6 6-2. E nei fatti la Davis azzurra finì lì, perché dopo la vittoria con annullamento di match point di Jannik Sinner su Marin Cilic, lo stesso altoatesino, assieme a Fabio Fognini, poco poté contro Mektic/Pavic.
Nel 2022, invece, si partì dalla fase a eliminazione diretta, consistente in un unico turno preliminare. Quello con la Slovacchia, che in un fine settimana di marzo fece capire cosa potesse ancora essere la Davis in quel tipo di contesto. Sonego perse il secondo singolare per 7-6(2) 6-3 contro Filip Horansky, in un tie che fu poi risolto dalle due vittorie di Sinner e da quella decisiva di Lorenzo Musetti. Il piemontese si rifece poi brillantemente una volta chiamato all’opera nei quarti e batté Frances Tiafoe, già allora in gran spolvero, e regalando così una parte delle chiavi dell’approdo in semifinale poi concretizzato da Bolelli/Fognini. L’Italia, sempre grazie a Sonego, si avvicinò già allora alla finale perché lo stesso Sonego sconfisse Denis Shapovalov per 7-6(4) 6-7(5) 6-4. Alla fine, però, ce la fece il Canada in una giornata che fu praticamente infinita.
Nel 2023, invece, quello che si creò fu difficilmente prevedibile su tutta la linea, con Sonego che tra singolare e doppio giocò sei match. Intanto cominciò tutto male, perché finì anche lui dentro lo 0-3 di Bologna contro il Canada attraverso la sconfitta con Alexis Galarneau per 7-6(8) 6-4. Contro il Cile, invece, toccò a lui annullare quattro match point con Nicolas Jarry, quattro match point che avrebbero instradato verso i pericoli dell’eliminazione. Accanto a Musetti, poi, vinse un doppio da saliscendi contro Alejandro Tabilo e Tomas Barrios Vera. Infine, a giochi fatti, con Elias Ymer fu doppio 6-4 nel 2-1 sulla Svezia.
Fu ancora Sonego, nelle fasi finali, l’uomo del destino in un certo senso. E lo fu perché, quando i primi singolari mandavano l’Italia sotto e i secondi riequilibravano i match, erano lui e Jannik Sinner a dare all’Italia la via del successo. Successe nei quarti con i Paesi Bassi, in cui i due amici batterono Wesley Koolhof e Tallon Griekspoor, e soprattutto accadde in semifinale, dopo che l’altoatesino annullò i celebri tre match point a Novak Djokovic che cambiarono, forse, la storia del tennis. Lo stesso Djokovic, con Miomir Kecmanovic, non poté farci molto in doppio. Il risultato fu lo stesso: 6-3 6-4. In finale del doppio non ci fu bisogno.








