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Federico Arnaboldi “vede” gli Australian Open

Arnaboldi vince il derby con Jacopo Berrettini e “punta” l’Australian Open, l’incredibile storia di Michael Agwi

Foto di Stefano Eccel

Ci sono scommesse sicure, predestinati la cui strada verso il successo sembra segnata. Per esempio, Martin Landaluce. Ma ci sono altre storie, ancora più affascinanti, perché arrivano dal nulla o giù di lì. Chi ha visto giocare per la prima volta Michael Agwi al Trofeo Perrel-FAIP di Rovereto (120.950€, Mapei) avrà strabuzzato gli occhi. Potente, brillante, completo… Com’è possibile che sia soltanto numero 423 ATP e abbia dovuto giocare le qualificazioni? Le risposte si trovano tra le pieghe della partita contro Enrico Dalla Valle, gestita con una certa comodità per un set e mezzo, ma che poi si è complicata maledettamente, tra matchpoint annullati ed errori grossolani. Alla fine l’irlandese l’ha spuntata col punteggio di 6-1 6-7 6-3 e sarà l’avversario di Francesco Maestrelli al secondo turno (match inaugurale di mercoledì, alle 10). Per lui è soltanto la seconda apparizione nel main draw di un ATP Challenger: anche se il 2024 è stata la stagione della svolta si vedono alcune scorie dell’anno scorso, quando si era prefissato di entrare tra i primi mille e aveva fallito l’obiettivo. Quest’anno ha vinto quattro titoli ITF e ha scalato settecento posizioni. “Ho giocato molto bene nei primi due set, ma al momento di chiudere ho iniziato a pensare troppo, e ho improvvisamente perso la prima di servizio – racconta Agwi – la concretezza al momento di chiudere le partite è qualcosa su cui devo lavorare. Ho avuto problemi di questo tipo anche la scorsa estate, quando ho giocato in Bundesliga con il mio club di Berlino. Però, nel complesso, ho giocato molto bene”. Vero. Alto, slanciato, potente, ha tutto per diventare un grande giocatore. Davvero.

ARNABOLDI “VEDE” L’AUSTRALIAN OPEN

Il primo derby italiano di giornata è andato a Federico Arnaboldi, bravo a superare Jacopo Berrettini in una partita molto combattuta. Il lombardo aveva una motivazione extra, poiché Rovereto rappresenta – molto probabilmente – l’ultima occasione per incamerare punti per giocare le qualificazioni dell’Australian Open. “Con Jacopo avevo già giocato due volte in tornei ITF e di recente in Serie A2, ma sempre sulla terra battuta – racconta Arnaboldi – oggi era tutto diverso, e il suo tipo di gioco poteva darmi fastidio dalla parte del rovescio. Sono contento di come l’ho gestita, perché su questi campi a volte la palla rimbalza e in altre occasioni scivola. Sono abbastanza soddisfatto, ho avuto un piccolo calo a inizio secondo set, ma il terzo l’ho giocato piuttosto bene”. Con questi 7 punti, Arnaboldi è virtualmente numero 228 ATP. Il margine per andare a Melbourne (e assicurarsi il relativo prize money) è risicato, quindi sarà molto importante il match serale di mercoledì contro il danese August Holmgren. E sarebbe bello raggiungere l’obiettivo sullo stesso campo laddove, un anno e mezzo fa, perdeva contro il cugino Andrea che oggi è il suo coach (e con il quale si è divertito a giocare in doppio). “Mentre eravamo in viaggio per Rovereto ho pensato a questa coincidenza. Che dire? Lavoro con mio cugino dalla fine dell’anno scorso, per me è sempre stato un sogno lavorare con lui e direi che i risultati sono arrivati”. Con la speranza che possano migliorare ancora, per un ragazzo educatissimo e con un tennis davvero piacevole da guardare. Accede al secondo turno anche Luca Nardi. Proprio come Arnaboldi, anche il pesarese è a caccia di punti preziosi per l’Australian Open, nel suo caso per il tabellone principale. Accreditato della testa di serie numero 2, si è imposto 3-6 6-2 6-2 con un buon Giovanni Fonio, i cui gesti piuttosto ampi sono penalizzati dalla superficie veloce. Dopo un inizio lento, Nardi ha trovato la misura dei suoi colpi, offrendo anche uno spettacolo molto gradevole. Il tabellone gli è amico: a giudicare dai nomi che orbitano nella sua zona di tabellone (impoverita dal forfait di Jan Choinski per un dolore agli adduttori), la semifinale è l’obiettivo minimo.  

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