Giudicato dalla nostra Giuria tra i migliori racconti ricevuti, pubblichiamo il testo di Stefano Maffei, giunto al 3° posto del nostro concorso letterario

di Stefano Maffei
Ci sono amori che nascono all’improvviso, senza clamore, eppure cambiano tutto. Il mio per il tennis è nato così. Avevo dieci anni e detestavo quello sport: lo trovavo lento, noioso, sempre uguale. Anche se la realtà era che non lo conoscevo affatto e, come spesso accade con ciò che non si conosce, lo evitavo. Era un pomeriggio qualunque, mio padre sedeva in poltrona assorto in una partita del Roland Garros: Agassi contro Canè. Io volevo cambiare canale, ma con un italiano in diretta tv lui si dimostrò restio, così, per non farmi un torto, mi sorrise e disse: “Dammi una chance, ti spiego come funziona. Vieni qui con me.”
Mi sedetti sulle sue ginocchia, brontolando. Mio padre, con quella voce calma e quel calore famigliare, iniziò a spiegarmi e a raccontarmi uno sport che era molto più di un gioco. Era sfida, rispetto, grinta, eleganza, talvolta epica. Ma soprattutto era cuore. Ma man mano che le parole diventavano immagini, e le immagini emozioni, qualcosa dentro di me si accese. Ogni colpo, ogni scambio, ogni smorfia di concentrazione diveniva poesia.
Dopo quel giorno non volevo più lasciare quel mondo. Avevo imparato a guardare il tennis con gli occhi di mio padre. Da allora ogni torneo, ogni match, ogni giocatore è come una pagina di un libro che non mi stanco mai di leggere. Negli anni ho iniziato a studiare a fondo la storia del tennis, a memorizzare i punteggi delle partite, a ricordare gli scambi interminabili, a rivivere i momenti più belli delle rivalità storiche. Questa grande passione mi ha spinto anche a scrivere un libro e a diventare – per molti – una piccola enciclopedia di questo sport.
Oggi sono io a raccontare a mio padre chi ha vinto, chi ha lottato, chi ha brillato. A proposito, purtroppo alla fine Canè perse quella partita, ma io ottenni qualcosa di più importante: una giornata con mio padre che ancora oggi entrambi abbiamo la fortuna di poter rivivere attraverso i nostri ricordi. Perché in fondo il tennis è solo un gioco. Il vero trofeo, il vero Slam vinto, la vera ricchezza rimane quel momento condiviso sulle sue ginocchia.
L’articolo Colpo di fulmine: Con gli occhi di mio padre proviene da Il Tennis Italiano.