Carlos Alcaraz è a Parigi per dare il via alla sua avventura nell’ultimo Masters1000 della stagione, a precedere le ATP Finals 2025. Lo spagnolo (n.1 del mondo) ha deciso, dopo aver affrontato la finale della Six Kings Slam (persa contro Jannik Sinner), di prendersi una settimana di pausa in modo da essere pronto fisicamente e mentalmente al rush finale. L’iberico, infatti, si prepara a una serie di match importante: il torneo transalpino, il Master di fine anno a Torino e le Finals di Coppa Davis a Bologna.
Nel Media-Day odierno, Carlitos è tornato su uno dei temi di cui spesso ha parlato, ovvero il problema dei tanti match nella stagione tennistica: “Non ho un numero preciso di partite da indicare, ma è evidente che bisogna fare qualcosa con il calendario. Il numero di tornei che giochiamo è troppo alto. Non abbiamo abbastanza tempo per allenarci e riposare. Anche durante la stagione è tutto troppo serrato, settimana dopo settimana, senza la possibilità di prepararci adeguatamente ai tornei o a quello che ci attende più avanti“, ha sottolineato.
A differenza dell’anno passato, quando la superficie a Bercy era molto veloce, i campi nella nuova sede della Paris La Défense Arena sono molto diversi: “Quest’anno la superficie è totalmente diversa rispetto al passato. È molto più lenta, ma credo sia una cosa positiva. Si può vedere vero tennis, con scambi lunghi e punti costruiti, non solo servizi e prime palle. Personalmente mi piacciono le superfici più lente, non troppo rapide. Questo torneo non è quello in cui ho ottenuto i miei migliori risultati, ma adoro giocare qui. Non sono abituato a giocare troppo indoor, però anno dopo anno sto migliorando“, ha raccontato.
E sulle sue difficoltà a livello indoor, ha concluso: “Non direi di essere scarso indoor. Semplicemente ci sono giocatori che in queste condizioni si esprimono meglio di me. A volte gioco bene, ma affronto avversari che si adattano più facilmente. Devo essere pronto a questo. Detto ciò, credo di poter fare bene anche su queste superfici. Torino è un obiettivo molto importante per me, ma anche la Coppa Davis lo è. Giocare per il mio Paese, insieme ai miei compagni, è sempre qualcosa di speciale“.








